martedì 6 settembre 2011

Il Piacere

'io non potrò se non sovrapporre alla realtà della sua persona le figure mutevoli dei miei sogni, ed ella non potrà se non offrire alla mia ebrezza solitaria i suoi indispensabili organi.'

Il piacere, Gabriele d'Annunzio

Ed ora, qualcosa di mio.

Piacere:

Sensazione di appagamento, soddisfazione dell'animo, dello spirito, della ragione.

Risultare apprezzati per la sensazione o l'impressione o il giudizio provocati.

No.

E' un sottile, invisibile ed impercettibile profumo sopito nel sangue.

Dorme, annoiato dalla banalità della vita che scegliamo di percorrere,

scandalizzato e offeso dal tempo che gli neghiamo, suo di diritto.

Rifiutiamo il suo risveglio, spaventati dalle conseguenze che comporterebbe l'abbandonarsi alle sue leggi:

L'essere animali incontrollabili, privi della fermezza necessaria per cantargli la ninna nanna nel momento giusto,

quello in cui bisogna calmare lo spirito e chiarire la mente.

E' mutabile, è soffuso, leggero, silenzioso:

E' il piacere dell'avere e del fare, sono le piccole cose, la quotidianità e l'unicità dell'individuo.

Scrivere è piacere, lo è viaggiare, fotografare, essere gentili.

Elenchiamo uno dopo l'altro i nostri piccoli tesori, gesti banali, dimostrandone l'irripetibilità.

Sono sensazioni provocate dall'effettiva materialità delle cose, ma piene di significato intrinseco che muta in base al nostro animo.

E', semplicemente, Luce.

E invece no, esplode, urla, punge, si fa sentire,

pesante nel punto giusto.

Armato di spine, artigli e zanne attacca dove siamo più deboli, per poi leccarci le ferite:

E' il piacere dell'amore.

Ci promette tutto per poi non darci niente, si finge disinteressato per poi lasciarci ossessionati, dipendenti, deboli.

La passione, sua fedele sorella, ci avvolge, ci rende imprudenti, temerari:

Come più c'inebriamo, la chimera del nostro cuore ingigantisce, s'agita, genera nuovi sogni.

Il piacere è sempre nuovo, persino nella ripetibilità dello stesso gesto.

Muta per volere proprio, per dimostrare la sua indipendenza.

Si fa desiderare, e il piacere dell'amore non trova riposo se non nello sforzo, nel sacrificio.

E' un'immacolata esplosione che attraversa anima e corpo incurante della loro materialità.

Gioca con il tempo, trasforma pochi secondi in lunghi minuti,

ti permette di assaporare il suono del tuo respiro, del tuo movimento, dei raggi di sole che filtrano dalla finestra fino ad abbracciare la tua pelle.

Cè un unico piacere indefinibile come 'immediato' o 'improvviso':

Quello dell'Essere.

Matura giorno dopo giorno,

conseguentemente alle nostre azioni, alle nostre vittorie, alle nostre scelte.

E' il più difficile da conquistare, è geloso di sè, si mostra raramente,

è il più leggero e impalpabile tra i piaceri:

Ci lascia senza una guida, osserva le nostre mosse, in silenzio,

non ci applaude quando conseguiamo un obiettivo o quando arricchiamo il nostro cuore con l'esperienza.

Segue una strana strada, imprevedibile, lenta, tortuosa:

Solo nel momento esatto in cui realizziamo di PIACERCI, quando capiamo di essere fieri nel nostro operato, di quello che siamo diventati,

il Piacere decide di apparire, pronto a premiarci per l'orgoglio che abbiamo maturato da soli.

E rimane nel tempo, direttamente proporzionale alla fatica con la quale lo abbiamo conquistato.

Il piacere dell'Essere si sveglia con noi ogni mattina, ci permette di assaporare ogni singolo momento, rendendoci positivi, generosi, leali, forti, coraggiosi, pronti a scoprire il mondo, a buttarci nell'ignoto:

Rivoluziona la nostra vita facendoci sorridere e dandoci la possibilità di conoscere tutti gli altri piaceri, suoi figli, immediati e irrazionali, frivoli e momentanei.

Null'altro è più importante: il Piacere è veramente tale quando non si rende conto nè delle proprie cause nè dei propri effetti.

Nima Benati, 5/10/2010

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